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Mario Spada / gomorraonset |
Napoli, ottobre 2008.
Avevo già lavorato in alcuni dei luoghi che ha raccontato Matteo Garrone, come a Scampia durante la guerra di camorra a cavallo tra il 2004 e il 2005. Solo che, stavolta, era tutto finto e tutto reale.
I tossici, gli spacciatori veri si mischiavano con le comparse.
Scampia, con le sue Vele, costituisce un mondo che non si incontra da nessuna altra parte della terra. Dalla bellezza dei palazzi, alla fatiscenza estrema, offre una scenografia che neanche il migliore professionista del cinema credo potrebbe inventarsi.
La gente per qualche giorno ha goduto di una quotidianità diversa.
Le donne del quartiere sono state pettinate e truccate da Daniela e Dalia, nei momenti liberi dalle riprese.
Nei mesi di preparazione del film, il mio ufficio faceva da base per Fandango per la scelta del cast.
Per Marco e Ciro, protagonisti non professionisti, è stata un’esperienza che li ha catturati completamente, con un po’ di delusione quando, verso la fine della pellicola, Matteo, il regista, gli ha confessato che sarebbero morti. Dal mio studio è passato anche l’esercito di comparse cinesi, prima di arrivare alla loro casa-fabbrica.
Lavorare in questo film è stato come tuffarsi interamente nelle vicende narrate: i luoghi sapevano veramente di diossina e di camorra.
Tutto il set, dalle comparse ai primi attori, sottoscritto compreso, è fatto della gente di Gomorra, che cerca di farsi strada nella vita.
In modo più o meno pulito.
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Mario Spada
Nel 1986 inizia a collaborare come assistente fotografo.
Nel 1993 comincia a interessarsi alla fotografia di reportage, lavorando principalmente a Napoli, come fotografo freelance e stampatore b/n presso l’ archivio storico Parisio.
Nel 1998 è selezionato per il corso biennale di fotografia all’ Istituto Ricardo Bauer di Milano, completato con degli stage con il fotografo Antonio Biasiucci e l ‘agenzia fotogiornalistica Contrasto.
Comincia un progetto, ancora in corso, sulla microcriminalità a Napoli.
Partecipa a mostre colettive a Napoli, Milano, New york al John Jay college of criminal justice durante la “conferenza internazionale sulle giovani bande criminali”.
Nel 2001 vince al Festival della Fotografia di Svignano “Portfolio in piazza”, con un reportage sull’allenamento dei pitbull da combattimento a Napoli.
Inizia la collaborazione con l’ agenzia Contrasto.
Nel 2001 vince il premio “Canon giovani fotografi” – Miglior Portfolio, con un reportage sui “Mastiffs”: uno dei gruppi ultras del Napoli. Menzionato per “la sua abilità di entrare in un contesto particolarmente difficile e diffidente”.
Nel 2002, “Mastiffs” è selezionato e proiettato durante il “festival internazionale del fotogiornalismo di Perpignan”.
Nel 2003, entra a far parte del gruppo EYE (formato da 14 fotografi autori dell’ agenzia Contrasto), nel quale lavora per il progetto sui giovani in Europa, “Eurogeneration”, poi diventato libro e mostra itinerante (Palazzo reale, Milano; Museo di Roma in Trastevere, Roma; Palazzo della Provincia, Arezzo; Pinacoteca provinciale, Potenza).
“Oxymora” mostra personale alla “Casa italiana della cultura, Zerilli-Marimò” New York.
Nel 2004 lascia l’agenzia Contrasto a comincia a lavorare come fotografo indipendente.
Nel 2006 pubblica, insieme ad altri quattro fotografi: Emiliano Mancuso, Massimo Berruti, Riccardo Scibetta e Giancarlo Ceraudo, un libro sull’Italia contemporanea dal titolo “Made In Italy”, in occasione del centenario della CGIL. Made in Italy diventa anche una mostra esposta a Napoli, Roma e Livorno.
Nel 2006, fonda il LA.NA. -laboratorio napoletano- all’interno dell’Antico Lanificio e associazione culturale che velocemente si afferma come esperienza a Napoli e come primo spazio indipendente di “produzione e dimostrazione” curando le seguenti mostre di fotografia: “Made in Italy”, “Tracce di Gomorra”, “Pornoland”, Burma Tales”, “My Exodus”.
Esperienza biennale come docente in corsi di fotografia trimestrali da 80 ore presso lo studio LA.NA.
Nel 2007 partecipa alle riprese del film “Gomorra” come fotografo di scena e consulente per Scampia.
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