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Norma Rossetti / Scampia Periferia nord, Napoli |
Circa 80.000 abitanti rimasti li dall'emergenza post-terremoto, le cosiddette zone 167, oltre agli occupanti di ballatoi e scantinati che raggiungono le migliaia di unità.
Sulla carta i progetti di queste aree erano estremamente interessanti, se non rivoluzionari, strutture tipiche del funzionalismo, volti a favorire l’integrazione tra gli abitanti. Una città modello insomma. Ma qualcosa non è andato secondo i piani.
Degrado e Criminalità organizzata hanno fatto di Scampia la prima piazza di droga d' Europa.
La mancanza di un protagonismo attivo da parte degli abitanti contribuisce a consolidare la convinzione di non poter scegliere, di doversi rassegnare a subire passivamente le decisioni di istituzioni totalizzanti quali la camorra e le amministrazioni stesse. Di fatto Il comune non ha ancora assegnato definitivamente alle famiglie terremotate le case nuove che promette dagli anni 80’. Viene da pensare che forse era innanzitutto interesse delle istituzioni creare un quartiere-ghetto fatto apposta per essere un droga-shop.
Ma nonostante sia un quartiere di cui si parla, si è parlato e si continuerà a parlare, alla fotografia rimaneva ancora la possibilità di raccontarlo con occhi diversi, sgombri dal pregiudizio, attraverso una vera e propria indagine sociologica.
Scampia rappresentava per me una sfida perché è considerato un luogo difficile, impenetrabile e allo stesso tempo raccontato con la superficialità dei clichè che gli sono stati attribuiti dalla stampa e dai media.
La chiave di tutto è stata affrontare questo quartiere con la curiosità di una persona, escludendo l’atteggiamento che assume un fotografo o un giornalista.
La conquista più grande invece la fiducia delle persone che mi hanno dato la possibilità di passare del tempo con loro, nonostante non potessi muovermi liberamente per i rioni se non accompagnata.
Il risultato è stato la scoperta di un luogo non diverso dalle altre periferiferie ma che mostrava la sua peculiarità nelle sue contraddizioni. Un substrato in cui ai palazzi diroccati e alle case “sgarrubbate” si alternano gli interni lussuosi, dove in case con i muri ammuffiti non è raro trovare mega tv e arredi barocchi, dove nonostante si spaccia e si uccide la religiosità rimane un segno molto forte.
Tutte le mattine sono tornata a Scampia seppure per 1 sola foto, spesso per nessuna ma semplicemente per parlare con la gente.
E’ così che sono riuscita a concentrare la mia ricerca sui ritratti ambientati, che potessero restituire quella dignità che i media gli hanno sottratto, lasciando lo spazio a quel luogo di essere raccontato non come sempre attraverso la cronaca bensì attaverso la ricerca sociologica che scaturisce dalla relazione tra luoghi, persone e modi di vita.
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Norma Rossetti
Norma Rossetti (Castellammare di Stabia, Na 1984) si diploma all’istituto d’arte di Sorrento in tecniche di stampa.
Durante gli anni di studio in cui si avvicina alla litografia, alla xilografia e alla serigrafia nasce la passione per la fotografia attraverso l’autoritratto.
Con la famiglia poi si trasferisce in toscana e frequenta il corso triennale di fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni, durante il quale sviluppa un linguaggio fotografico che si avvicina al reportage e al ritratto ambientato, volto ad indagare soprattutto l’aspetto sociologico.
Ha partecipato a numerosi workshop di fotografi e artiti internazionali, tra i quali Martin Breindl, Paolo Woods, Giorgio Barrera, Mathiew Bernard Raymond e Jay wolke.
Ha esposto al Museo della Scienza di Firenze, Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Fondazione S. Agostino di Modena, FSM Gallery di Firenze, Officina Giovani di Prato e durante Its Seven Award a Trieste. Nell’anno 2007/2008 pubblica su “Le Monde ” in Francia, su “Aftenposten” in Norvegia, riceve una menzione d’onore da Fabrica per il premio FF under 25 e vince il TPW al festival di Savignano e il primo premio come miglior autore per Portfolio Italia 2008.
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